Nella mattinata di lunedì, presso il Tribunale di Torino è andata in scena l’udienza preliminare per l’inchiesta Prisma di fronte al giudice Marco Picco con l'obiettivo di far luce sui bilanci della Juventus dal 2019 al 2021. Falso in bilancio, false comunicazioni al mercato alcuni di questi i capi d'accusa nei confronti della Juventus e di altri dodici indagati, tra cui gli ex dirigenti Andrea Agnelli, Pavel Nedved, Fabio Paratici e Maurizio Arrivabene. Tutti non presenti in aula, ma rappresentati dai rispettivi legali.Con il rinvio deciso dal giudice, è ormai assodato che giustizia sportiva e penale non avranno influenza l'una sull'altra, un po' come successo con Calciopoli. L'appuntamento del Collegio di garanzia del 19 aprile diventa ancora più importante per capire cosa sarà del campionato della Juventus, mentre il discorso penale è per il momento spostato al 10 maggio, quando è prevista una risposta sulla possibilità che i piccoli azionisti possano costituirsi come parte civile (e quindi chiedere danni in caso di condanna alla Juve e alla vecchia società di revisione Ernst&Young).
"Giornalista intellettuale, profondo conoscitore delle dinamiche sociali e grande appassionato di sport ha dedicato tutta la sua vita a conoscere e a raccontare i tratti profondi dell'umanità e le sue diverse sfaccettature, quindi anche del calcio, con cura e attenzione particolari. Perdiamo un fuoriclasse assoluto". Così il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, ricorda il grande giornalista scomparso ieri sera a Roma all'età di 84 anni.
L'Italia è il paese in cui Mateo Retegui può ottenere il passaporto italiano senza mai aver visto prima l'Italia perché il nonno è nato a Canicattì, mentre un ragazzo nato in Italia da genitori immigrati deve aspettare i 18 anni prima di avviare l'iter burocratico per ottenere un passaporto che quasi certamente arriverà dopo diversi anni. Mateo Retegui è il 50esimo oriundo della storia della Nazionale. Non è quindi il primo, non sarà l'ultimo. Però lui a differenza di chi l'ha preceduto fino a 10 giorni fa dell'Italia ne aveva solo sentito parlare tramite qualche racconto di famiglia. Se per Jorginho, ad esempio, la chiamata della Nazionale arriva dieci anni dopo il suo sbarco nel nostro paese, dopo un percorso che l'ha visto nascere e crescere calcisticamente in Italia, per Retegui il discorso è diverso. S'è ritrovato catapultato in una realtà nuova da un giorno all'altro come fosse un nuovo acquisto. Però la Nazionale non è un club, l'Italia è un'altra storia. O almeno così dovrebbe essere. Tutti conosciamo il motivo che ha spinto il ct Roberto Mancini a convocare Mateo Retegui: l'assenza di un bomber acuita a questo giro dagli infortuni capitati a Immobile e Raspadori. Un po' meno note, forse, le motivazioni che hanno spinto il ragazzo a rispondere subito sì, senza grossi tentennamenti. Classe '99, Retegui non è fin qui mai stato preso in considerazione dall'Argentina e a 24 anni sa che difficilmente sarebbe potuto cambiare questo status quo. Julian Alvarez, centravanti campione del Mondo, è di nove mesi più giovane e Lautaro Martinez è un'altro di quei giocatori che difficilmente perderà il posto nei prossimi anni. Poi c'è Dybala, c'è Correa, ci sono ancora Messi e Di Maria. E ci sono giovanissimi come Valentin Carboni su cui Scaloni ha detto che vorrà puntarci. In Italia lo scenario è profondamente diverso e con la maglia azzurra avrà senza dubbio più possibilità di giocare.